Incontro con l'autore: Roberto Maccaroni

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Proseguono gli incontri con Autore, come da programma di progetto, nel biennio linguistico e scienze umane; nella mattinata del giorno giovedì 21 novembre, un appuntamento davvero straordinario, nell’aula magna dell’Istituto, gli alunni delle classi prime linguistico hanno potuto conoscere e dialogare con lo scrittore Roberto Maccaroni che ha presentato il suo libro “Prometto che ritorno” Vydia editore. Anconetano, infermiere specializzato in reparti di emergenza e chirurgia, è operatore in Emergency e responsabile sanitario della Life Support, l’imbarcazione che da  alcuni  anni opera nel Mediterraneo centrale per salvare vite umane. 

Da venti anni  si adopera come sanitario esperto in missione con Emergency, l’Associazione internazionale fondata da Gino Strada, in Paesi afflitti da condizioni di sottosviluppo e povertà estremi, da guerre decennali  o da poco tempo iniziate: Sierra Leone, Tunisia, Afghanistan, Siria,  Ucraina, Gaza, Libia, Yemen e altri ancora.

Gli studenti prima di incontralo hanno letto le toccanti pagine del suo libro, una sorta di diario, uno scrigno di esperienze, belle, brutte, orribili ma, comunque, tutte magnifiche perché accompagnate da un’instancabile passione di aiutare gli altri, magari anche quando sembrava impossibile potercela fare. Tutti sono rimasti colpiti dai suoi racconti, molti di essi avevano come protagonisti, bambini o ragazzi coetanei loro, ma con un destino molto differente. L’autore ha spiegato quanto forte sia il grado di emotività che  consegue al suo operato, paure, insicurezze ed anche terrore, quando il pronto soccorso si riempie, in pochi minuti, di feriti gravi, tutti in uno stato di pericolo e difficile è provvedere in tempi rapidi. Questo accade spesso, soprattutto là dove i conflitti non si placano e dove la gente è abituata a sentire il rombo di un ordigno esplodere in un attentato o in un bombardamento. Ha conosciuto gran parte delle persone che hanno sempre vissuto in uno stato di  guerra eppure, dice, hanno gioia di vita, difficile poter capire da dove la traggano. Ai ragazzi che hanno posto domande ha risposto che decise di fare questo “lavoro” mosso dal bisogno di aiutare chi soffre e farlo lo rende felice, tanto felice. Unico rammarico è dare pensiero alla mamma che lo attende per mesi, spesso molti, e “Prometto che ritorno” , titolo del  suo libro, è rivolto dapprima a lei, una sorta di impegno a ritornare a casa sano e salvo; poi una promessa fatta a tanti colleghi che sono del luogo e che non avranno mai un aereo che li porti in altro luogo,  casa loro è lì; ma anche promessa verso i pazienti che lascia, per andare in altre missioni.

Gli studenti hanno letto pagine toccanti del suo libro, riflettendo su di esse, altri hanno posto quesiti sulla sua vita, sulle sue paure e soddisfazioni. Lui ha risposto in una forma di dialogo aperto e coinvolgente,  lasciando un senso di  profonda emozione. L’incontro non è stato solo un’attività di potenziamento delle competenze linguistiche, ma ha intessuto tematiche narrative con quelle civiche, geografiche, geopolitiche, in una forma di interdisciplinarietà forte.

Ha spiegato agli studenti quanto fosse, per lui, determinante la lettura e proprio leggendo un libro di Gino Strada “ Pappagalli verdi” lui ha pensato bene di lasciare la vita in carriera,  tranquilla e sicura ad Ancona, nell’ospedale regionale di Torrette, per andare lontano in luoghi sconosciuti, con persone mai viste e in forte situazione di pericolo. Proprio per superare le sue ansie e preoccupazioni, ha iniziato a scrivere una sorta di diario giornaliero, divenuto, poi  il toccante libro che oggi ha presentato a scuola. Egli ha spiegato ai ragazzi quanto sia importante conoscere, informarsi su ciò ce succede nel mondo, anche lontano da loro, perché  in esso  viviamo e dove a ciascuno  è dato nascere non è per merito, ma per destino e per molti, purtroppo esso è molto avverso. Cosa possiamo fare noi?  A tale domanda lui ha risposto che ognuno fa quel che ritiene opportuno, ma già sapere ciò che succede è un passo importante per essere consapevoli cittadini del mondo.

ALCUNI BRANI DEL LIBRO

Ci guardiamo spesso compiaciuti, noi internazionali, a volte increduli: la maggior parte dei pazienti finisce col riprendersi. Migliorano. Arrivano qua esplosi su qualcosa, trapassati da pezzi di ferro in vari punti, dopo viaggi di ore, approdano qui in ospedale con un filo di vita, fai fatica pure a toccarli, , per paura che quel filo si spezzi. Poi  la prima assistenza, la sala operatoria, i giorni di ricovero…  quel filo malandato si riannoda , si irrobustisce e finisce per reggere ancora.”

“ Chissà se nascere con la guerra, come è successo quasi ad ognuno di loro, significhi considerarla parte della vita, se il confronto con genti diverse, provenienti da contesti diversi, noi, riesca a relativizzare un po’ le cose”

“ Il freddo di queste settimane sembra congelare gli animi bollenti di questa gente in questa cittadina sonnolenta ed intorpidita, sembra un borgo di campagna  degli anni Quaranta, attraversato da carretti trainati da somari e qualche scassato motorino con sopra infreddoliti fantasmi, bardati da lunghi drappi. Aspetto  che la porta dell’ OPD si apra con il solito schianto, il primo che arriva ha schegge dappertutto, dalla testa ai piedi, il viso è una maschera di sangue e respira male e la mia attenzione non riesce a staccarsi dalla seconda barella. E’ un groviglio di carne. Non so quanti ce ne sono.”

RIFLESSIONI DEGLI DEGLI STUDENTI

-       Leggendo il libro, mi ha colpito molto il brano della ragazza investita in una strada della Sierra Leone, perché pensare che avesse solo diciannove anni e fosse incinta, solo un anno di differenza con mia sorella e che poi sia stata brutalmente investita, mi ha spezzato il cuore. L’Africa è anche questo, morire ogni giorno su strade che non sono strade.  (Giulia)

-       Il racconto del diario dove l’autore scrive della sua consapevolezza di esser cambiato, dopo sei mesi in Sierra Leone, quattordici chili in meno e capelli lunghi, non si ricordava di averli ricci, in Italia li tagliava spesso, ora si vede con un aspetto diverso e si chiede se lo avrebbero riconosciuto, i siuoi cari in Ancona. Il cambiamento fisico, è stato nulla rispetto a quello emotivo che nasce dall’esigenza forte di dover aiutare gli altri, perché  bisognosi. ( Enki) 

  •       Lo scrittore parla della sua esperienza con una forte emozione nella voce che lascia trasparire il suo trasporto e piacere di fare quel che fa, lontano dalla sua famiglia. Un forte messaggio per tutti noi, un invito a farci più sensibili verso coloro che vivono in situazioni pericolose e comunque  di forte disagio. ( Anastasia)

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