Quando la scuola insegna a ricostruire: il progetto sulla giustizia riparativa dell’IIS “Varano-Antinori” di Camerino.
Un’esperienza di cambiamento si è svolta in questi giorni tra i banchi di scuola dell'Istituto d’Istruzione Superiore “Varano-Antionori” di Camerino, dove un progetto di ricerca sulla giustizia riparativa, seguito e coordinato dalla prof.ssa Michela Fava, ha coinvolto attivamente alcune classi dei Licei e dell’Istituto Tecnico. L'iniziativa, nata dalla collaborazione con l’Università degli Studi di Macerata (Dipartimento di Studi Umanistici e Dipartimento di Giurisprudenza), si è svolta attraverso due mattinate di attività laboratoriali volte ad introdurre i giovani ai principi fondamentali di un approccio alla giustizia che pone al centro la riparazione del danno, la responsabilizzazione e l'incontro tra vittima e autore del reato.
Son stati circa un centinaio gli studenti coinvolti nel progetto e altrettanti hanno svolto le medesime attività in classe, guidati dai docenti, allo scopo di confrontare i dati e i risultati. I ragazzi, infatti, prima di iniziare le attività laboratoriali, sono stati invitati a compilare un questionario per sondare la loro idea iniziale rispetto ai concetti di giustizia, un ulteriore questionario è stato svolto al termine dell’incontro per evidenziare i cambiamenti avvenuti a seguito dell’intervento.
Le professoresse Lina Caraceni e Paola Nicolini coadiuvate dalla Prof.ssa Tiziana Montecchiari, dalle Dott.sse Alessandra Pierini e Veronica Guardabassi, dal Dott. Alessandro Maranesi, dal Dott. Michele Feliziani e dalla Dott.ssa Benedetta Smargiassi hanno proposto un progetto che si è articolato in diverse fasi con attività pratiche e interattive. Attraverso attività di role play, simulazioni e produzione di artefatti di vario tipo i ragazzi hanno avuto l'opportunità di comprendere come i conflitti e i reati possano essere affrontati in modo alternativo al tradizionale sistema punitivo.
"L'obiettivo principale è quello di educare le nuove generazioni a una cultura della responsabilità e dell'empatia," hanno spiegato le professoresse Lina Caraceni e Paola Nicolini. "Vogliamo che capiscano che dietro ogni azione c'è un impatto sulle persone e che è possibile costruire percorsi di riconciliazione e guarigione."
Uno degli aspetti più interessanti del progetto è il coinvolgimento diretto degli studenti nella simulazione relativa ad un caso realmente accaduto in una stazione ferroviaria italiana. Divisi in ruoli di vittima, autore del reato e protagonisti della vicenda, i ragazzi si sono confrontati con la complessità delle dinamiche interpersonali, imparando ad ascoltare attivamente, a esprimere i propri bisogni e a trovare soluzioni condivise.
L'entusiasmo e la partecipazione attiva degli studenti dimostrano come temi spesso considerati distanti dal mondo giovanile possano invece suscitare un forte interesse quando presentati in modo coinvolgente e pratico. Il progetto intitolato “Conflittualità in adolescenza: soluzioni riparative in ambito sociale e scolastico", fortemente sostenuto dal dirigente scolastico professor Francesco Rosati, dai genitori e dai docenti, rappresenta un esempio virtuoso di come la scuola possa diventare un laboratorio di cittadinanza attiva, preparando le nuove generazioni a costruire una società più giusta e inclusiva, dove la riparazione non è vista come un'alternativa debole alla punizione, ma come un percorso più efficace e umano per affrontare il conflitto.
I risultati finora ottenuti sono incoraggianti e i docenti sperano di poter estendere il progetto anche ad altre classi e di creare una rete con altre scuole che vogliano intraprendere un percorso simile, e per il quale un sentito ringraziamento va alla prof.ssa Michela Fava per essere stata promotrice e coordinatrice di questa importante iniziativa.