Visita al Parco archeologico di Urbisaglia
Sabato 14 Ottobre scorso noi alunni del liceo classico di Camerino, accompagnati dai professori Michela Di Paolo, Manlio Rossi, Alessia Marsili, Chiara Severini, Fabio Chiocchi e Angelica Morresi, ci siamo recati al Parco archeologico di Urbisaglia, per effettuare una visita guidata dal prof. Roberto Perna, docente della Facoltà di Lettere dell’Università di Macerata, che, aiutato da una sua dottoranda, ci ha guidati in un interessante percorso alla scoperta dell’antica città romana venuta negli anni alla luce.
La visita si è svolta a coronamento di un incontro che si è tenuto nel maggio scorso con l’archeologo, il quale, in un ‘interessantissima Lectio, ci ha illustrato, attraverso la sua lunga esperienza maturata non solo ad Urbisaglia, ma anche in numerosi altri scavi, tra cui quelli recenti ad Adrianopoli, come l’archeologia si sia ormai spogliata della sua veste unicamente umanistica, e abbia maturato la sua competenza interdisciplinare nell’analisi non solo dei “grandi monumenti”, ma di ogni tipo di traccia lasciata dalle società del passato, avvalendosi sia di discipline affini (come le scienze storiche) sia di quelle vicine (come la geografia, la geologia, le scienze dell’ambiente).
Ad ottobre, abbiamo potuto toccare con mano quanto ci era stato illustrato a scuola, venendo a contatto con reperti, esaminando direttamente il sito, almeno nelle tappe fondamentali della storia della città.
Urbisaglia prende nome dalla romana Urbs Salvia o Urbisalvia, come risulta da lapidi rinvenute e dalle fonti, e venne fondata verso la fine del II sec. a.c. La zona era abitata da diverse tribù, quattro centri e trentuno popolazioni rurali prima di essere conquistata dai Piceni e dai Pretuziani, intorno al III secolo d.C. Quando i Romani presero questo territorio, la disposizione dei villaggi rimase immutata, poiché non era loro uso fondare nuove città ex novo, ma, piuttosto, subentrare in siti già esistenti dopo averli conquistati. Verso l’età augustea, alcuni cittadini di Urbs Salvia parteciparono attivamente all’ascesa politica di Ottaviano, che sarebbe subentrato allo zio Giulio Cesare, divenendo il primo imperatore, e in cambio della loro fedeltà ricevettero onori e potere come consoli. La città divenne, così, centro di scambi commerciali e di intense attività culturali e ludiche. In epoca flavio-traianea Urbs Salvia conobbe una nuova fase di sviluppo architettonico e monumentale, con la nascita dell’anfiteatro e ciò è testimoniato anche dall’ampliamento, o almeno dall’ampia ristrutturazione del teatro, completo di uno splendido portico. Infatti rinomati personaggi provenienti da Urbisaglia, che avevano fatto carriera nel ruolo di senatori, adornarono la città di splendidi monumenti pubblici, tra cui il teatro, l’anfiteatro, i templi, le mura, le porte urbiche, i portici, l’acquedotto e le sue cisterne.
La prima parte del parco archeologico che abbiamo avuto il piacere di visitare è stato proprio l’anfiteatro, costruito fuori dalla cinta muraria intorno all’81 d.C. da Lucio Flavio Silva Nonio Basso, come si legge nell’iscrizione conservata nel Museo Archeologico della città. Il prof Perna ci ha raccontato come il metodo adottato per la sua costruzione sia dovuto al fatto che il popolo aveva bisogno di risparmiare: ecco perché l’anfiteatro venne in parte costruito, in parte scavato nel terreno. La forma dell’anfiteatro è quella di un’ellisse, con degli ingressi laterali utilizzati dagli spettatori, mentre gli altri venivano usati per le varie processioni. Inoltre, vi erano diverse parti da cui la gente poteva godersi lo spettacolo: in base alla propria condizione sociale ci si sedeva in un determinato posto, e questo è uno dei tanti motivi per cui il teatro era importante per i Romani, ovvero poiché le persone ci andavano per rappresentare loro stesse nella società in cui vivevano, la loro posizione ed il loro ruolo al suo interno. Sicuramente l’anfiteatro di Urbisaglia lascia senza fiato, essendo uno dei più grandi riportati alla luce nelle Marche, e la sensazione di osservare da così vicino i gradoni dove migliaia di anni fa si sedettero diversi uomini e donne per godersi uno spettacolo, è davvero indescrivibile e speciale. Il tutto viene poi coronato dalla cornice naturalistica che vi è intorno, creando una bellissima immagine piena di fascino.
Il professor Perna ha poi illustrato l’imponente cinta muraria che circonda l’intero Parco Archeologico, ad eccezione dell’Anfiteatro. Le Mura, alte fino a 5 metri, erano un simbolo di rappresentazione della comunità e di autoaffermazione più che una difesa dagli attacchi esterni, in quanto questi ultimi si erano ridotti notevolmente sotto Augusto. L’intero perimetro delle mura è di circa due chilometri e mezzo ed ovviamente la costruzione si adatta alle necessità imposte dalla conformazione del pendio su cui sorge la città. Lungo le mura si possono osservare due torri di guardia e due porte di ingresso, Porta Nord e Porta Gemina. La prima permetteva una difesa migliore rispetto alle solite porte, in quanto posta al fondo di un cortile trapezoidale; ai suoi pressi presentava poi due monumenti funerari. La seconda, Porta Gemina, è purtroppo stata sovrapposta ad una casa colonica, che la rende di difficile lettura.
La visita è poi proseguita con un giro del Criptoportico, una specie di tempio dedicato alla Salus Augusta, dea della salute, di tipo prostilo esastilo (con 6 colonne nella parte frontale), che si affacciava sulla via Salaria Gallica, il cardo maximus della città (nord-sud passante per il centro). La sua costruzione risale alla prima metà del I secolo d.C. Situato leggermente sotto al livello del suolo, era circondato da due gallerie a nord e a sud. Vi si accedeva attraverso due scalinate laterali e successivamente attraverso una grande scalinata centrale che conduceva al tempio, dentro il quale, oltrepassato il pronao, si trovava la statua della divinità, nella cella. Oggi ci rimane solo qualche traccia del podio e dei muri divisori interni della galleria a sud. La galleria meridionale era affrescata in tre fasce, quella superiore con animali esotici, scene di caccia e maschere lunari. C’erano anche una serie di quadri raffiguranti trofei militari (elmi, lance e scudi).
La giornata ha riservato anche una spiegazione sui diversi materiali rinvenuti durante gli scavi. Materiali che sono stati trovati quasi per caso, perché l’archeologo scava per capire. Poi, con ciò che trova, ricostruisce la storia.
Ogni materiale, pulito e restaurato, riguarda qualcosa. Un esempio, tra i tanti, particolarmente curioso, è che già i Romani cercavano di creare servizi da tavola come i nostri, prediligendo la ceramica. Alcune ceramiche venivano usate per cucinare (infatti ancora se ne può vedere la parte scura a causa del calore del fuoco), altre sono costituite da ceramiche da mensa, più lisce, che, come suggerisce il nome, venivano proposte per servire le pietanze durante i pasti. Un dato molto interessante è rappresentato dal fatto che sono ceramiche sigillate, perché contraddistinte dai segni delle case di produzione. E questo è un aspetto che si avvicina molto, in fondo, al nostro modo di vivere, nonostante la differenza di tempo. Abbiamo poi esaminato alcune iscrizioni e oggetti diversificati del vivere quotidiano suddiviso e catalogato nel laboratorio situato nell’area archeologica.
Quanto abbiamo visto è stato molto interessante, perché ci ha fatto capire, anzitutto, il lavoro lungo, complesso e anche difficile alla base del processo di ricostruzione della storia della vita pubblica e privata dei popoli classici.
Avvicinarci all’archeologia e al passato, ha insegnato a comprendere cosa significhi fare “ricerca”. Inoltre, abbiamo maggiormente apprezzato il nostro patrimonio archeologico, sentendolo come un valore condiviso e come una possibilità di crescita per noi giovani, per la società nel suo complesso, perché siamo figli diretti di quella storia e di quella cultura e conoscerle è un “dovere”, oltre che un momento per riflettere su valori quali il rispetto e la comprensione della diversità culturale.
Un grazie alla professoressa Di Paolo, che ha organizzato questo momento dedicato all’archeologia e al prof. Perna per la sua passione e la grande disponibilità riservataci in questo viaggio nel passato.
Gabriele Cacciamani, Agnese Cardarelli, Giulia Carloni, Matilde Gamberoni, Edoardo Grillone, Luigi Masi